Dannato dio denaro,
che rendi il cuore umano avaro.
Dannato dio denaro,
che sei dell’animo tentatore,
che indossi sguardi di diverso colore,
che affascini la mente col suono del tuo rumore.
Dannato dio denaro,
che le idee confondi
e ti diverti ad esser venerato,
a render l’uomo da te ingannato.
Dannato dio denaro,
che alla fine non sei niente
se non carta,
se non metallo,
a cui l’uomo stesso ha attribuito un valore,
dimenticando spesso per te amore e onore.
Dannato dio denaro,
che hai reso servitore il tuo creatore,
regalandogli gioia e dolore,
che vieni, vai e torni
senza chiedere scusa ne permesso
definendo la posizione di chi ti detiene.
Chi si vende per sesso,
chi per te scende ad un compromesso,
rendi sporca la coscienza e muore la conoscenza dell’essere umano
che avido ambisce solo a stringerti forte nella sua mano.
Tralascia sogni, speranze, preghiere,
accresce ansia, vuoti e lamentele.
Tu lo prosciughi e lui non si accorge
sono solo numeri a più cifre ciò che realmente scorge,
sei il manipolatore della sua mente
che forsennata ti cerca
e non ascolta più niente
perdendo quel dono chiamato vita,
che col passare del tempo,
distratto gli scivola fra le dita.
Dannato dio denaro,
se soltanto l’uomo si fermasse anche solo per un istante,
e si rendesse conto di quanto si affanna per correrti dietro,
forse,
probabilmente,
smetterebbe di farlo.
Comincerebbe a vedere le vere ricchezze di cui dispone,
quelle che un Dio diverso gli offre senza disturbare,
che lascia lì, sempre a sua disposizione
senza offendere ne criticare,
pure se lui inconsciamente calpesta e fa difficoltà ad osservare.
Diventerebbe profondo e non banale,
con intelletto razionale
in una scala d’importanza ti riserverebbe l’ultima collocazione,
la stessa in cui con falsità lo conduci,
ma l’uomo è troppo stupido per comprendere e cambiare
e privandolo di tutto al nulla tu lo riduci.
Dannato dio denaro,
per chi ti ha preferito ed ha perso,
restando solo,
non è a te che ergo il mio verso,
ma a chi ha avuto il coraggio di vincerti elevandosi in volo.